bdsm
Un sabato sera perverso. Racconto a due: doggy dominato e Dominatrice.
di Mistressedoggy
10.06.2019 |
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"Alla terza volta, strinse il suo labbro tra i denti, stringendo gli occhi, ed ebbe un mezzo coito..."
Presi l'ascensore, lei abitava all'ultimo piano. Mi aveva invitato, per la prima volta, a casa sua, approfittando del fatto che il giorno dopo fosse domenica, e io non avevo che potuto accettare. Trovai l'ingresso del suo appartamento già aperto, entrai e chiusi, dietro di me, la porta. Su Whatsapp mi scrisse 'sono in camera da letto che ti aspetto'. Mi guardai intorno, un po' spaesato, e avanzando, oltre la sala, trovai un corridoio. L'ora di cena era passata, e io mi apprestai verso l'unica stanza illuminata. Lei stava lì, illuminata da una lampada con luce soffusa, con il suo abito elegante, sopra i suoi lunghi tacchi a spillo, molto più alta di me e sorridente nel vedermi.Mi fece cenno di avanzare e mi prese tra le sue braccia baciandomi, le sue mani corserò lungo tutto il mio corpo per esaminarlo, e io feci lo stesso con lei, scoprendo che non portava né il reggiseno, né le mutandine. Mi leccò il collo e io istintivamente, in calore da giorni, cominciai a premerle il mio pene indurito contro. Lei continuò a baciarmi e leccarmi, lasciandomi fare.
'La vuoi?' mi chiese? La mia risposta era chiara e lei già la sapeva. Mentre io sapevo bene che dovevo meritarla. Mi mise la mia benda sugli occhi e cominciò a spogliarmi. Essere reso inerme, e poter essere usato da lei, non smetteva mai di eccitarmi.
Gli misi la sua benda attorno al capo e poi gli passai al collo il suo collare di pelle. Lui stava lì nudo, davanti a me e io lo osservavo compiaciuta. Premetti la mano sulla sua spalla e lui, ben educato, si mise in ginocchio, continuai a premere, sinché non fu a quattro zampe. A quel punto agganciai il guinzaglio, lasciando che la catena si poggiasse alla sua schiena, così che potesse sentirla. Gli girai intorno, per ammirarlo meglio e scattare qualche foto col mio cellulare, avendo cura che lo sapesse.
Feci colare del lubrificante sul suo culetto, e lui scondinzolò per provocarmi. 'La vuoi la tua coda, troietta?' gli chiesi, 'Padrona, tutto ciò che tu vuoi, io lo desidero' lui rispose, poggiandosi sui gomiti e lasciando ben esposto il suo buchetto. Presi un lungo dildo composto di palline, la cui grandezza aumentava gradualmente e, una dopo l'altra, tutte e otto furono accolte dal suo buco. 'Adesso puoi scodinzolare doggy'. Mi rispose cortese con un 'grazie Padrona', muovendo per me il culo felice.
Mi accomodai sul letto, poggiai un piede sulla sua schiena e l'altro lo avvicinai alla sua bocca, 'tira fuori la lingua doggy', lui obbedì, sempre a quattro zampe, con una vistosa erezione, mentre continuava a scodinzolare per invogliarmi. Lo agevolai poggiando il mio tacco sulla sua lingua e lui lo leccò avidamente. 'Lucida bene le mie scarpe, schiavo'. Ero piuttosto eccitata, così poco dopo, tolsi la scarpa, e gli infilai le dita del mio piede in bocca 'così succhia, bravo', con l'altro piede accarezzavo il suo culetto e lui riprese a scondinzolare. Feci qualche nuova foto dall'alto, mentre svolgeva i suoi compiti, commentando quanto fosse porco.
'Sali lungo la gamba, con la lingua', 'si, così, bravo doggy'. Ero particolarmente ben disposta a fargli raggiungere la mia fighetta perché, quando mi aveva comunicato di essere giù, al portone, dopo aver aperto, ero corsa in bagno a far pipì e non mi ero asciugata, così da fargli una gradita sorpresa. Motivo per cui non avevo messo gli slip, così che la trovasse umida.
Presi il guinzaglio e tirai.
''Oggi la mia Padrona è molto meno esigente del solito'', pensai, avevo leccato solo una sua scarpa, e nemmeno per il giusto tempo, necessario a mostrarle la mia sottomissione, e già avevo il suo piede in bocca. In breve tempo, mi permise di risalire la sua gamba, e se mi attardavo nel leccare con cura ogni punto, com'ero abituato a fare, lei tirava il mio guinzaglio per portarmi più su. La mia lingua arrivò, dove la mia Padrona desiderava. La passai larga sulle sue grandi labbra che si aprirono. Era incredibilmente bagnata e sentì un retrogusto salato, e conosciuto, nella mia bocca. 'Puliscila doggy' mormorava lei in estasi, sapevo quanto adorasse vedermi totalmente succube dei suoi desideri e umiliarmi per soddisfarli, e a me ammaliava l'idea di poterle mostrare quanto la desiderassi e fossi disposto a servirla. 'Succhiala' prese la mia testa e se la spinse contro, come se volesse infilarsi con la sua vagina nella mia bocca. 'Spingi la tua lingua dentro'. Obbedì a ogni suo comando, per riuscire a farla godere il più possibile, di tanto in tanto riprendevo fiato, dato che spesso la mia bocca e il naso erano premuti sul suo basso ventre, ma ciò che contava non era il mio respirare, ma il suo piacere. Dato che ero ancora inginocchiato, tirò ulteriormente il guinzaglio per farmi salire. Mi fece sdraiare e poggiare la testa sul cuscino e così mi salì sulla bocca, cavalcandola, la sentì poggiarsi allo schienale del letto. Allungai il più possibile la mia lingua, come mi ordinò, per penetrarla e leccare le pareti interne della sua fighetta glabra. Dalle sue urla capivo che stavo svolgendo il mio dovere in maniera proficua, anche se respirare era diventato ancora più difficile, dato che lei era completamente poggiata sulla mia bocca e il mio naso, e dovevo approfittare a prendere aria ogni volta che si contorceva piacevolmente. Mi invitava a continuare, a voce così alta che probabilmente anche ai suoi vicini era chiaro cosa stesse succedendo tra noi. La mia ricompensa era il bere la quantità di liquido che rilasciava nella mia bocca nel provare piacere e sentire il mio cazzo indurirsi sempre più, per il desiderio sofferto di averla. Continuò ad agitarsi per lungo tempo, sulla mie labbra, rifacendosi pienamente del tempo che non avevo speso a leccare le altre parti. Pensai che si fosse dimenticata di avermi sotto e probabilmente si era dimenticata di ogni cosa, a parte il venire, lamentarsi di piacere e trarre godimento da me. Adoravo il suo essere così egoista e vogliosa.
Avevo perso il numero di orgasmi che mi aveva regalato la sua lingua. Gridavo il mio piacere, per invogliarlo a continuare e continuare ancora. Mai nessun uomo mi aveva leccato così, certo io lo agevolavo in ciò, impartendo comandi precisi, per venire incontro alle mie voglie. Per nulla al mondo mi sarei staccata da quella lingua, lui era sotto di me e io gli montavo la bocca, dandogli il giusto ritmo e pressione per farmi godere. 'Aiutati con le dita', ma mi accorsi che, nel prendermi il mio piacere, gli avevo bloccato le braccia con le mie gambe, così mi alzai il giusto per fargli posizionare il braccio e la mano dove desideravo, e poi ripresi la mia corsa a cavallo, dimentica di tutto, mentre le sue dita si spingevano dentro di me e la sua lingua stimolava abile il mio clitoride. Stringevo tra le mie mani la spalliera del letto e spingevo, con il pube, più forte contro la sua faccia.
Infine, crollai stremata dall'ultimo orgasmo, che fece fremere tutto il mio corpo. Lui lasciò la sua lingua fuori e io lo baciai grata, lodandolo per il suo bel lavoro.
Scesi con la mia mano lungo i suoi addominali e strinsi il suo cazzo duro. Con l'altra andai a toccare il suo culetto dove ancora stava il plug. Gli feci capire di rimettersi a quattro zampe e tendendogli sempre il membro, sfilai il plug lentamente. Aggiunsi nuovo lubrificante, nel suo buchetto semischiuso, e massaggiai con le mie dita, 'vuoi una coda più grossa?' gli dissi, poggiando un plug di forma conica. Il doggy obbediente spinse il suo culetto contro e una volta preso, lentamente dentro, scondinzolò di nuovo per me.
'Sei la mia troietta, lo sai?' gli sussurrai nell'orecchio, mentre lo lavoravo con la mia mano, facendola scorrere, lubrificata, lungo il suo pene in erezione, su e giù.
Ero molto in calore. Amavo sentirla godere e godevo di ciò. Ancora tenevo la mia benda sugli occhi e potevo solo immaginare ciò che accadeva intorno a me. Si stava divertendo a masturbarmi, per tenermi duro ed eccitato, cosa che non le veniva per nulla difficile. Con quella mano era capace di ridare vita ai morti, e conosceva una serie di giochini per il mio uccello, che mi parevano sempre nuovi.
'Vieni con me' disse, mettendo in tiro il guinzaglio. Così scesi dal letto e lì mi misi a quattro zampe. Mi porto fuori dalla stanza e, a gattoni, entrai in una più calda. 'Entra qua', mi aiutò a infilarmi nella vasca, cosa che capì al tatto, dalla forma e dal materiale di ceramica.
Mi inginocchiai dentro e lei, in piedi, mi rimise in bocca la sua fighetta. Mi tolse il collare. Con una mano aiutò la mia testa a muoversi, e dalla sua pancia, lungo il suo corpo, cominciò a scendere, verso la mia bocca, ciò che riconobbi, dal gusto dolce, come latte. Non riuscendo a berlo tutto, gran parte continuò il suo cammino, bagnando il mio corpo.
'Così bravo, ora a quattro zampe per la tua Padrona'. Ringraziai che mi ordinasse ciò, perchè la mia lingua cominciava a dolermi per il troppo lavoro. Tolse la mia coda, e tenendo il mio buchetto aperto con due dita, sentì un fluido caldo bagnarmi culetto, schizzando sulle gambe. Si sedette a cavallo, accarezzandomi la schiena. 'Mi ha stimolato molto tutto quel leccare' e, dal mezzo delle sue cosce, rilasciò un flusso, che scese lungo la pancia e le mie zampe anteriori, avanzò con due passi più su, strisciandosi contro di me, bagnando anche il mio petto e le mie braccia. Infine, si fermò sul mio collo e zampillò di nuovo quel liquido che mi colò sino al mento. 'Questo è per te doggy, lo so che ti piace fare il bagnetto' mi disse e io risposi, come di dovere, 'grazie Padrona'.
'Vieni qua', mi scavalcò sul davanti e attirò a sè, ripremendo la mia faccia tra le sue gambe. 'Pulisci tutto, bravo'. A me non disturbava affatto il suo sapore più salato, proprio in quanto era il suo e perché proveniva da ciò che bramavo così intensamente. Mi sforzavo piuttosto di muovere la lingua come mi comandava, sebbene sentissi il frenulo linguale quasi rompersi per l'impegno troppo duraturo.
Dopo essere venuta, ancora e ancora, grazie alla sua lingua, gli tolsi la benda. Lui socchiuse gli occhi, come accecato dalla luce della lampadina. Aprì l'acqua calda e, con il soffione della doccia, lo lavai di tutto punto, tenendolo in ginocchio nella vasca. Lo aiutai a uscire, lo asciugai sbrigativamente e gli cosparsi il corpo con dell'olio, per farlo risplendere come quello di uno schiavo al mercato dei suddetti. Poi prendendolo per mano, lo riaccompagnai nella mia camera da letto. Dove lo feci sdraiare e lo ristimolai con la mia mano, riportandolo duro, mentre lui mugolava. Mi sedetti accanto a lui con le gambe aperte e gli dissi 'vieni qui'. Lui non si fece pregare, guardandomi con la sua faccia disperata, per via della troppa voglia e, baciandomi, finalmente entrò dentro di me. Rimase fermo respirando forte, per controllare la sua eccitazione. 'Vuoi svuotarti dentro di me, porco?' gli presi tra le mani il suo bel culetto tondo e lo spinsi. Il suo viso era contratto dalla sofferenza e dalla passione.
'No, voglio scoparti, voglio godere di questo momento. L'ho guadagnato' mi disse lui visibilmente provato. Cominciò a spingere dentro di me, anche se di tanto in tanto si tirava fuori, per riprendere il senno. Quando usciva, metteva di nuovo la sua lingua dentro, per supplire la mancanza e poco dopo rientrava. Alla terza volta, strinse il suo labbro tra i denti, stringendo gli occhi, ed ebbe un mezzo coito. Dal suo bel cazzo duro cominciò a uscire lo sperma in più, che prontamente leccai. Poi lo ritirai verso di me baciandolo, per condividere il suo sapore, e lui, riunendosi, riuscì a spingere più forte, con mia somma gioia, dato che si era liberato dell'eccitazione in eccesso.
La guardavo dritta negli occhi e lei, complice, sosteneva il mio sguardo. I nostri occhi si scrutavano, cercando di penetrare nell'animo misterioso di ciascuno, per coglierne sensazioni e pensieri proibiti. Non potevo nasconderle la sofferenza nel trattenere dentro la mia voglia di lei e i suoi occhi brillavano per ciò. Quando riuscì a sostenere un ritmo più elevato, lei ne fu molto più felice e lo esternò con le sue grida e le sue deleterie (per il mio self control) parole per stimolarmi, come se già non lo fossi oltremodo. Sentivo il mio culetto aperto e insieme l'interno caldo della sua fighetta, non sarei voluto essere in nessun altro posto che lì, dentro di lei, travolto dai sensi. 'Adesso sono io la tua troietta, scopami porco'. A tali continue esortazioni, morsicavo il mio labbro inferiore, per distrarmi dall'eccitazione che rischiava ancora di travolgermi. Lei rideva consapevole del suo potere su di me. Lo tolsi da dentro e lei allora si mise a quattro zampe, 'vuoi montarmi così?', risposi 'certo', tra il felice e il disperato, e le diedi due o tre leccate per bagnare il suo buco e poi sprofondai dentro, senza tanti convenevoli, approfittando della generosità con cui il suo culetto mi accoglieva. Spinsi forte, più e più volte, mentre lei non smetteva di godere e io la leccavo lungo la schiena riconoscente, ugualmente godente. 'Svuotati dentro, fammelo sentire', ero riuscito a mantenere la concentrazione sino a quel momento ma, a quell'ennesima invocazione, persi la testa e cominciai a venire copiosamente dentro lei. Le baciai dolcemente tutta la schiena e lei si sdraio con me sopra, e io dentro a lei stretto, che ancora mi contraevo d'estasi. Le nostre labbra si unirono e le mani scivolarono lungo i nostri corpi, prima di perdere entrambi coscienza spossati e madidi di sudore.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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